Immaginate un piccolo essere, il più piccolo essere vivente che potete immaginare.
Immaginatelo come un atomo.
Immaginate questo piccolissimo atomo disperso in una landa desolata,
e immaginate il piccolissimo atomo, disperso nella landa desolata, che in preda al più totale panico inizia a muoversi.
Immaginate che il piccolo atomo si muova per necessità (o per volontà)
e immaginate che questa necessità sia quella di fare qualcosa per rendere la landa il meno desolata possibile.
Adesso immaginate il piccolo atomo in preda al suo incessante e solitario lavoro. Immaginate la fatica con la quale il piccolo atomo inizia a costruirsi una casa, una scrivania per leggere, una macchina per muoversi, una palla per passare il tempo e tutto quello che un piccolo atomo in una landa desolata può trovare utile costruirsi.
Immaginate che non lontano dalla landa desolata del piccolo atomo si trovino decine di terreni altrettanto deserti come quello e che in ognuno di questi vi si trovano altrettanti piccoli atomi indaffarati e concentrati sulle loro costruzioni.
Nessuno sa dell’esistenza dell’altro.
Nessuno immagina il lavoro degli altri piccoli atomi.
Nessuno sa nulla di niente.
Eppure un giorno,
o forse un pomeriggio,
o avrebbe potuto essere anche una notte
- insomma, immaginatelo -
i piccoli atomi delle desolate lande iniziano a sentire la presenza degli altri.
Immaginate che per attrazione
- probabilmente i piccoli atomi non erano consapevoli di questa loro grande qualità -
inizino a muoversi tutti verso quello stesso punto e vi si ritrovino e immaginate che quel punto, mai esistito prima, diventi un luogo, una piazza, un centro di gravità volto a richiamare tutti i piccoli atomi delle lande desolate del mondo.
Immaginate uno sciame di atomi che si muove tanto armoniosamente da formare qualcosa di nuovo.
Immaginate questo qualcosa di nuovo, che per comodità narrativa chiameremo molecola, lavorare incessantemente per il benessere di quella landa desolata che ormai è divenuta cellula e poi un organismo.
Adesso immaginate questo organismo sorridere.
E immaginate che da quel sorriso si diramino, come fili di una grande tela, decine, centinaia forse migliaia di altri sorrisi di altri organismi.
Immaginate, ora, di essere uno di quegli organismi.
E Adesso?